Il pellegrinaggio verso luoghi sacri è pratica antica in Sardegna; al santuario, forse il più antico, che sorse nel terzo millennio a.C. in località Monte d’Accoddi (c.a 11 km sulla Sassari-Porto Torres), accorsero per oltre un millennio le genti del NO dell’isola. Più recenti, invece, altre due mete di pellegrinaggio: la prima nel sud, ad Antas (16 km a NNW di Iglesias), dove si adorava una divinità che i Nuragici chiamavano Babi (padre) e che fu venerata anche dai Fenici e dai Punici; gli ultimi arrivati, i Romani, la chiamarono Sardus Pater. La seconda, in località S. Salvatore, presso Cabras: in un ambiente ipogeico, vi si veneravano fin dal periodo nuragico le acque guaritrici, il cui culto continuò nei periodi punico e romano, durante il quale, precisamente agli inizi del IV secolo al tempo di Costantino, vennero eseguiti gli ultimi lavori ancora ben visibili e forse dedicati ad Eracles sot�r (Ercole salvatore, guaritore). L’afflusso dei devoti a questi due luoghi sacri è testimoniato nel primo caso da piccoli doni votivi, nel secondo anche da numerose iscrizioni puniche tracciate da mani diverse, sempre però con lettere latine (Ruf� = �Guarisci!�, la stessa invocazione che Mosè – come i Punici anche gli Ebrei erano semiti – rivolse ad Jahw� per la guarigione della sorella Maria colpita dalla lebbra: Num. 12,13).
Su quest’ultimo luogo sacro – si può presumere ci siano stati altri casi – sorse e sta ancora la chiesa dedicata a Cristo Sot�r (il vero Salvatore). Come avrebbe scritto s. Gregorio Magno (590-604), che rivalutava così alcuni aspetti dell’esperienza religiosa precristiana, non bisognava distruggere i templi pagani ma soltanto gli idoli che vi stavano dentro e che ne erano gli occupanti abusivi; l’edificio, anzi, doveva essere salvato per diventare sede del nuovo culto indirizzato all’unico vero Dio che si era rivelato in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo.
Da allora, in seguito alla cristianizzazione delle popolazioni sarde, le mete dei pellegrini furono anzitutto le tombe dei martiri, gli eroici testimoni della nuova fede che per amore di Cristo avevano preferito morire piuttosto che rinnegarlo: s. Gavino a Turris Libisonis (ora Porto Torres), s. Simplicio ad Olbia, s. Lussorio a Forum Traiani (ora Fordongianus), s. Antioco a Sulci (ora Sant’Antioco) s. Efisio a Nora, s. Saturno a Cagliari. Uno dei segni più struggenti di questa venerazione e costituito dall’addensarsi delle tombe dei devoti che, sin dagli ultimi decenni IV secolo, si facevano seppellire accanto al sepolcro del martire (sepoltura ad sanctos), visto da essi come guida nel passaggio da questa vita all’altra; una sorta di pellegrinaggio, questo dei defunti, che si dovette svolgere in contemporanea a quello dei vivi presso il sepolcro venerato, entrambi alla ricerca della protezione e del soccorso del martire.
Di questi antichi santuari martiriali, in questo depliant ne sono rimasti pochi; la maggior parte risale al Medioevo e alle Età moderna e contemporanea ed è per lo più dedicata a Maria, Madre di Cristo. In verità, nessun altro titolo, col quale Essa viene onorata, può mettere in subordine questo, che esprime in sommo grado la sua vera personalità e qualifica sua missione ultima: portare i suoi devoti a inginocchiarsi davanti a Lui, Gesù Cristo, suo Figlio. E lo ci� che in definitiva cerca, anche se inconsciamente, il pellegrino che spinto dai molteplici bisogni della vita accorre ancora oggi a questi santuari mariani: incontrare Colui che, intronizzato da duemila anni sulle braccia della Madre ripete ad ogni uomo, ad ogni donna: “Io sono la via, la verità, la vita, per te.”.
Raimondo Turtas
Deus ti salvet Maria
Chi ses de grassias piena,
de grassias ses sa vena
Ei sa currente.
Su Deus onnipotente
Cun tegus est istadu
pro chi ti ha preservadu
Immaculata.
Beneditta e laudada
Subra tottus gloriosa,
Ses mama, Fiza, Isposa
De su Segnore.
Benedictu su fiore
E fructu de su sinu
Ges�s fiore divinu
Segnore nostru
Pregade a fuzu bostru
Pro nois sos peccadores,
Chi tottu sos errores
Nos perdonet.
Ei sa grassia nos donet
In vida e in sa morte
Ei sa diciosa sorte
in Paradisu.
Amen