Novena delle ore 21,00 Parola di Dio e Riflessioni del Rettore
MARIA STELLA DELL’EVANGELIZZAZIONE (San Giovanni Paolo II)
Dal libro del profeta Sofonìa (3, 14-18)
Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallégrati con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme: Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia,
come nei giorni di festa. Parola di Dio.
RIFLESSIONE
Tutta la vita di Giovanni Paolo II, dalla nascita fino alla fine, è stata alimentata da una totale devozione a Maria. Rievocando la sua infanzia, raccontò che alla sua nascita la levatrice spalancò le finestre della camera, che era accanto alla chiesa parrocchiale dedicata a Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, perché la prima cosa che il neonato potesse sentire fossero i canti in onore della Madre di Dio. Ripensando alla sua adolescenza, amava ripetere: Quando mi trovai a Cracovia, entrai nel gruppo del ‘Rosario vivo’ nella parrocchia salesiana. Vi si venerava in modo particolare Maria Ausiliatrice. Mentre andava configurandosi la mia vocazione sacerdotale, ero convinto che Maria conduce a Cristo, ma cominciai a capire che anche Cristo ci conduce a sua Madre. Da Arcivescovo di Cracovia, confessò al suo clero in un discorso del 23 aprile 1963: Quando sono diventato sacerdote, il mio rapporto con la Madre di Dio ha dovuto formarsi in un’altra maniera. Mi sono reso conto della speciale comunanza che passa fra lei e me. Pian piano, nella misura in cui aumentava la consapevolezza del mio sacerdozio, cominciavo a conoscere Maria. Eletto vescovo, sigillò la sua appartenenza totale a Maria, disegnando lui stesso come emblema del suo stemma episcopale il segno della croce e la lettera M di Maria sotto la croce. Il motto che aggiunse è Totus tuus, che spiegò così: L’affidamento a Maria per mezzo del motto Totus tuus era una conferma della dottrina del Concilio, perché la preghiera a Maria non impedisce minimamente l’unione immediata dei credenti con Cristo, ma la facilita (LG 60). La sua devozione mariana risulta così sempre radicata nel Mistero trinitario e nella verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Eletto Papa, la sera del 16 ottobre 1978, affacciandosi alla loggia centrale della Basilica di San Pietro, confessò: Mi presento a voi tutti per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa e anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa. Accorato l’appello fin da quel mese di ottobre per la recita del Rosario, che lui indicò come la sua preghiera prediletta: I misteri della vita del Signore ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso il Cuore della sua Madre… Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria… Il rosario batte il ritmo della vita umana per armonizzarla col ritmo della vita divina, nella gioiosa comunione della Santa Trinità. Papa Benedetto, nella Messa di beatificazione, ha precisato: La sua visione teologica, conservata e approfondita per tutta la vita, si riassume nell’icona biblica di Cristo sulla croce con accanto Maria, sua madre. Un’icona che si trova nel Vangelo di Giovanni (19,25-27) ed è riassunta nel suo stemma. Il motto corrisponde alla celebre espressione di san Luigi Maria Grignion de Montfort, nella quale Karol Wojtyla ha trovato un principio fondamentale per la sua vita: “Sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo. Ti prendo per ogni mio bene. Dammi il tuo cuore, o Maria (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, n. 266). Ora Giovanni Paolo, santo, attende più che mai una risposta di fede e di amore, riaccendendo con fede la devozione a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, pregando e facendo pregare ogni giorno il Rosario benedetto di Maria, catena dolce che riannoda a Dio…
Il Rettore Don Tonino Zedda
MARIA DONNA DEL SÌ (papa Benedetto XVI)
Dal vangelo di Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. Parola del Signore.
RIFLESSIONE
Come, all’indomani della sua elezione al soglio di Pietro, Papa Ratzinger invocava la materna intercessione di Maria a sostegno del suo ministero, ponendo nelle sue mani il presente e il futuro della sua persona e della Chiesa, così nell’avvicinarsi della prova e della rinuncia al suo mandato pontificio, davanti all’icona della Vergine del Rosario di Pompei, portata nel suo appartamento dopo il restauro, ha affidato alla sua materna intercessione il futuro e le sorti della comunità ecclesiale.
Maria è la sintesi vivente del Vangelo di Gesù e della missione compiuta nel suo nome. Lei, infatti, insegna come si accoglie la parola (annunciazione), come la si genera (natività), come la si presenta al mondo (epifania), come la si conserva dentro di sé (vita di Nazareth), come le si crede (presenza a Cana), come la si diffonde (visitazione), come le si è fedeli nell’ora della dura prova (croce), come la si testimonia nella compagnia della fede (pentecoste). Nella sua riflessione su Maria Benedetto XVI ritiene che ogni discorso su Maria faccia riferimento all’intimo intrecciarsi dei misteri nel loro reciproco essere-di-fronte come nella loro unità (Maria Chiesa nascente p.20). Maria è la “Virgo liber Verbi”. Per comprendere bene questo titolo mariano – profondamente biblico – tanto caro ai Padri della Chiesa
e alla tradizione letteraria medievale, è necessaria l’opera dello Spirito Santo che ha reso possibile la presenza concreta in lei della Parola (Gesù), che è spirito e vita, e che ha fatto di lei stessa una parola di Dio per la Chiesa, anzi per tutte le Chiese e le comunità dei discepoli. “Maria vive della Parola, è pervasa dalla Parola. E l’essere totalmente familiare con la Parola di Dio le dà poi anche la luce interiore della sapienza. Chi pensa con Dio pensa bene, e chi parla con Dio parla bene. Ha criteri di giudizio validi per tutte le cose del mondo. Diventa sapiente, saggio e, nello stesso tempo, buono; diventa forte e coraggioso, con la forza di Dio resiste al male e promuove il bene nel mondo. E così, Maria parla con noi, parla a noi, ci invita a conoscere la Parola di Dio, ad amare la Parola di Dio, a vivere la Parola di Dio, a pensare con la Parola di Dio”. Maria è discepola e madre della Parola incarnata, che ha saputo rispondere generosamente e in modo esemplare alla chiamata di Dio, mettendo a punto nella sua vita uno straordinario percorso di libertà e maturità femminile e diventando così icona di donna pienamente
realizzata nella vita. “E’ necessario nel nostro tempo che i fedeli vengano introdotti a scoprire meglio il legame tra Maria di Nazareth e l’ascolto credente della divina Parola. Ella è figura della Chiesa in ascolto della Parola di Dio che in lei si fa carne. Maria è anche simbolo dell’apertura per Dio e per gli altri; ascolto attivo, che interiorizza, assimila, in cui la Parola diviene forma della vita” (n.27).
“Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata ‘beata’ perché ha creduto, questo tempo di grazia” (Porta Fidei, 15). E’ l’anelito dell’Anno della Fede! Alla scuola di Maria, icona della fede obbediente, i fedeli possono rinnovare la propria personale adesione a Cristo, ripercorrendo il suo personale itinerario di fede (Porta Fidei, 13).
“La popolare preghiera popolare del Rosario è un mezzo spirituale prezioso per crescere nell’intimità con Gesù. Lasciamoci condurre per mano dalla Vergine Santa a contemplare il volto di Cristo: gioioso, luminoso, doloroso e glorioso. Chi, come Maria e insieme a lei, custodisce e medita i misteri di Gesù, assimila sempre più i suoi sentimenti e si conforma a Lui”.
Preghiera a Maria, Madre del Sì (composta da Benedetto XVI)
Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci
il timbro della sua voce e il battito del suo Cuore.
Stella del mattino, parlaci di lui e raccontaci il tuo cammino
per seguirlo nella via della fede.
Tu che a Nazareth hai abitato con Gesù,
imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti,
la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.
Maria: parlaci di Gesù perché la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore
di chi ci incontra, come Tu hai fatto visitando Elisabetta,
che nella sua vecchiaia ha gioito con te
per il dono della vita.
Maria, porta del Cielo, aiutaci a levare in alto lo sguardo.
Vogliamo vedere Gesù. Parlare con lui.
Annunciare a tutti il suo amore.
AMEN!
MARIA: LA VERGINE CHE SCIOGLIE I NODI (papa Francesco I)
Dal vangelo di Giovanni (Gv 19, 25-27)
In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Parola del Signore.
RIFLESSIONE
C’è un titolo particolare con cui il card. Jorge Mario Bergoglio, quand’era a Buenos Aires, amava venerare e invocare Maria: “Colei che scioglie i nodi”. La venerazione di questa Madonna ha origine da un’immagine votiva bavarese risalente al 1700 (Maria Knotenloserin), opera del pittore tedesco Johann Melchior Schmidtner, ora conservata come pala d’altare in nella chiesa romanica di San Peter in Perlach, tenuta dai Gesuiti nel cuore della città di Augsburg, in Baviera. Il soggetto del quadro è piuttosto inconsueto. Non è la solita “Madonna col Bambino”, ma è la Vergine immacolata, raffigurata come Assunta in cielo, che schiaccia la testa del serpente, mentre è intenta a sciogliere con le sue mani dei nodi da un nastro sorretto da due angeli. Il dipinto, come ex voto, evocava la grazia ricevuta dal committente per la ricomposizione del suo matrimonio (il nastro indica l’unione coniugale). Ci sono comunque anche significati allegorici, suggeriti dal Cardinale, che rimanda alle parole di Sant’Ireneo di Lione, in un passo citato nella
Lumen gentium: “Il Padre delle misericordie volle che l’accettazione della predestinata Madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. ‘Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che Eva legò con la sua incredulità, la Vergine Maria sciolse con la sua fede’ (Adversus
haeseres)”. Maria l’Immacolata, l’Ausiliatrice, la Madre nostra e Regina di ogni misericordia, nei momenti di afflizione viene in nostro soccorso e intercede per noi; era ed è presente in ogni tempo come scioglitrice dei nodi della colpa e dei mali: affezioni sregolate, cattive abitudini, peccati commessi e tante gravi malattie che possono solo portarci alla morte eterna.
“Tutti abbiamo nodi nel cuore, tutti abbiamo delle mancanze e attraversiamo difficoltà. Il nostro Padre buono, che distribuisce la grazia a tutti i suoi figli, vuole che noi ci fidiamo di Lei, che le affidiamo i nodi dei nostri mali, i grovigli delle nostre miserie che ci impediscono di unirci a Dio, affinché lei li sciolga e ci avvicini a suo Figlio Gesù. Questo è il significato dell’immagine”. Quali sono questi “nodi”? I problemi che ci affliggono da anni e che non sappiamo come risolvere: i nodi dei litigi familiari, dell’incomprensione tra genitori e figli, della mancanza di dialogo, di rispetto, della troppa aggressività; i nodi del risentimento fra sposi, la mancanza di pace e di gioia nella famiglia; i nodi dell’angoscia, della disperazione delle coppie che si separano, i nodi dello scioglimento delle famiglie; il dolore provocato da un figlio che si droga, che è malato, che ha lasciato la casa o si è allontanato da Dio; i nodi dell’alcolismo, dei nostri vizi e dei vizi di quelli che amiamo; i nodi delle
ferite causate agli altri; i nodi del rancore che ci tormenta dolorosamente, i nodi del sentimento di colpa, dei disturbi fisici e delle malattie incurabili; i nodi dei conflitti psichici dentro di noi, la depressione, le nostre angosce e paure, la non accettazione di noi stessi e della nostra realtà; i nodi nella sfera professionale, l’impossibilità di trovare un lavoro dignitoso o la schiavitù di lavorare con eccesso; il nodo della solitudine…; i nodi della incredulità, della superbia, dei nostri peccati; i nodi che legano i rapporti nella vita della nostra comunità come nella stessa Chiesa cattolica; i nodi fra le varie Chiese cristiane e confessioni religiose; i nodi della vita sociale e
politica del nostro Paese; tutti i nodi presenti nel nostro cuore, per poter essere liberi di amare con generosità.
Preghiera a Maria (composta dal Card. Bergoglio)
Santa Maria, piena della Presenza di Dio,
durante i giorni della tua vita accettasti
con umiltà la volontà del Padre
e il maligno non fu mai capace di imbrogliarti con le sue confusioni.
Già insieme a tuo Figlio intercedesti
per le nostre difficoltà e con semplicità e pazienza
ci desti un esempio di come dipanare la matassa delle nostre vite.
E rimanendo per sempre come Madre nostra,
poni in ordine e fai più chiari i legami che ci uniscono al Signore.
Santa Madre di Dio e nostra,
tu che con cuore materno sciogli i nodi che stringono la nostra vita,
ricevici nelle tue mani e liberaci dai legacci
e dalle confusioni con cui ci tormenta colui che è nostro nemico.
Per tua grazia e per tua intercessione,
con il tuo esempio liberaci da ogni male,
e sciogli i nodi che impediscono di unirci a Dio affinché,
liberi da ogni confusione ed errore,
possiamo incontrarlo in tutte le cose,
possiamo tenere riposti in lui i nostri cuori
e possiamo servirlo sempre nei nostri fratelli.
Amen!
MARIA MADRE DELLA CHIESA (San Paolo VI papa)
Dagli Atti degli Apostoli (At 1, 12.14)
Dopo che Gesù fu assunto in cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfèo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.
Al compiersi della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal ciclo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spinto dava loro il potere d’esprimersi. Parola di Dio.
RIFLESSIONE
Giovanni Paolo II, di ritorno dalla visita pastorale a Brescia, ha ricordato la profonda devozione che il Servo di Dio Giovanni Battista Montini nutriva per la Vergine Maria. Egli celebrò la sua Prima Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, cuore mariano della città. In tal modo, pose il suo sacerdozio sotto la materna protezione della Madre di Gesù, e questo legame lo ha accompagnato per tutta la vita. Via via che le sue responsabilità ecclesiali aumentavano, andava infatti maturando una visione sempre più ampia ed organica del rapporto tra la Vergine
Maria e il mistero della Chiesa. In tale prospettiva, rimane memorabile il Discorso di chiusura del 3° Periodo del Concilio Vaticano II (21 novembre 1964). In quella sessione venne promulgata la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, che – sono parole di Paolo VI – “ha come vertice e coronamento un intero capitolo dedicato alla Madonna”. Il Papa fece notare che si trattava della più ampia sintesi di dottrina
mariana mai elaborata da un Concilio ecumenico, finalizzata a “manifestare il volto della santa Chiesa, alla quale Maria è intimamente congiunta” (Enchiridion Vaticanum). In quel contesto proclamò Maria SS. “Madre della Chiesa”, sottolineando, con viva sensibilità ecumenica, che “la devozione a Maria è mezzo essenzialmente ordinato ad orientare le anime a Cristo e così congiungerle al Padre,
nell’amore dello Spirito Santo”. Anche se è stata pubblicata 40 anni fa, l’esortazione apostolica “Marialis Cultus” di Papa Paolo VI è ancora oggi un testo di straordinaria attualità, utile per discernere alcune caratteristiche della società contemporanea. Il Papa premette che “la Chiesa in spirito e verità adora il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, venera con amore particolare Maria Santissima, Madre di Dio e onora con religioso ossequio la memoria dei Martiri e degli altri Santi”.
Tuttavia sottolinea che “la storia della pietà dimostra come le varie forme di devozione verso la Madre di Dio, che la Chiesa ha approvato entro i limiti della sana e ortodossa dottrina, si sviluppino in armonica subordinazione al culto che si presta a Cristo e intorno ad esso gravitino come a loro naturale e necessario punto di riferimento”. E’ un modo per ricordare che, nonostante l’importanza elevatissima del culto e della devozione mariana, “Madre di Cristo e Madre della Chiesa”, tuttavia il centro non può mai distogliersi dalla Trinità e dalla figura di Cristo, su cui la Chiesa è fondata. Prosegue il Servo di Dio Paolo VI: “Nel nostro tempo, i mutamenti prodottisi nel costume sociale, nella sensibilità dei popoli, nei modi di espressione della letteratura e delle arti, nelle forme di comunicazione
sociale, hanno influito anche sulle manifestazioni del sentimento religioso. Certe pratiche cultuali, che un tempo esprimevano il sentimento religioso dei singoli e delle comunità cristiane, sembrano oggi insufficienti o inadatte, perché legate a schemi socio-culturali del passato, mentre da più parti si cercano nuove forme espressive dell’immutabile rapporto delle creature con il loro Creatore, dei figli con
il loro Padre. Ciò può produrre in alcuni qualche disorientamento; ma chi, con animo fiducioso in Dio, riflette su tali fenomeni, scopre che molte tendenze della pietà contemporanea – l’interiorizzazione del sentimento religioso, per esempio – sono chiamate a concorrere allo sviluppo della pietà cristiana, in generale, e della pietà verso la Vergine, in particolare”.
Preghiera a Maria (composta dal papa Paolo VI)
O Vergine Maria, Madre della Chiesa, ricordati di tutti i tuoi figli;
avvalora presso Dio le loro preghiere; conserva loro salda la fede;
fortifica la speranza, aumenta la carità.
Ricordati di coloro che versano nelle tribolazioni,
nelle necessità, nei pericoli e che soffrono persecuzioni per la fede.
A costoro impetra la fortezza e affretta il sospirato giorno della giusta libertà.
Guarda con occhio benigno i nostri fratelli separati,
e degnati di unirci, Tu madre di Cristo
ponte di unione tra Dio e gli uomini.
Intercedi presso il tuo Figlio Unigenito,
mediatore della nostra riconciliazione con il Padre,
affinché conceda misericordia alle nostre mancanze
e allontani ogni dissidio tra noi, dando agli animi nostri
la gioia di amare.
Al tuo Cuore Immacolato, raccomandiamo l’intero genere umano;
portalo alla conoscenza dell’unico e vero Salvatore,
allontana da esso i flagelli provocati dal peccato,
dona al mondo intero la pace nella verità,
nella giustizia, nella libertà e nell’amore.
E fa’ che la Chiesa tutta possa elevare al Dio delle misericordie l’inno
della lode e del ringraziamento, l’inno della gioia e dell’esultanza,
perché grandi cose ha operato il Signore per mezzo tuo,
o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
MARIA DONNA DEL SABATO SANTO (card. Carlo Maria Martini, arcivescovo)
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19,25-27)
In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Parola del Signore.
RIFLESSIONE
Nel sabato che sta tra il dolore della Croce e la gioia di Pasqua i discepoli sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la dispersione dovuta all’assenza del Maestro, apparso agli uomini come il prigioniero della morte. Nel Sabato santo Maria veglia nell’attesa, custodendo la certezza nella promessa di Dio e la speranza nella potenza che risuscita i morti.
Passiamo anche noi attraverso questo Sabato santo: nei discepoli riconosceremo il disorientamento, le nostalgie, le paure della nostra vita di credenti nello scenario dell’inizio del millennio; in Maria leggeremo la nostra attesa, le speranze, la fede vissuta come continuo passaggio verso il Mistero. La vergine fedele ci farà riscoprire il primato dell’iniziativa di Dio e dell’ascolto credente della sua Parola, e ci condurrà a ripensare la carità per la quale egli si è consegnato alla morte per noi, la carità che è il distintivo del discepolo e da cui nasce la Chiesa dell’amore. Noi non sappiamo da quale tipo di consolazione Maria è stata sostenuta nel suo Sabato santo. Siamo certi però che Colui che l’ha gratificata di tali doni in momenti decisivi della sua esistenza l’ha sostenuta anche in quel giorno, in continuità con tutte le grazie precedenti. La forza dello Spirito, presente in lei fin dall’inizio, l’ha sorretta nel momento del buio e dell’apparente sconfitta di Gesù. Maria ci insegna così a credere anche nelle notti della fede, a celebrare la gloria dell’Altissimo nell’esperienza dell’abbandono, a proclamare il primato di Dio e ad amarlo nei suoi silenzi e nelle apparenti sconfitte. Interceda per noi, perché non ci manchi mai la consolazione della mente che sostiene la nostra fede. La Madre della speranza ha pazientato con pace nel Sabato santo e ci insegna a guardare con pazienza e perseveranza a ciò che viviamo in questo sabato della storia, quando molti, anche cristiani, sono tentati di non sperare più nella vita eterna e nel ritorno del Signore. L’impazienza e la fretta ci fanno sentire pesante ogni ritardo nella manifestazione svelata del disegno divino e della vittoria del Risorto. La nostra poca fede nel leggere i segni della presenza di Dio nella storia si traduce in impazienza e fuga, proprio come accadde ai due di Emmaus che, pur messi di fronte ad alcuni segnali del Risorto, non ebbero la forza di aspettare lo sviluppo degli eventi. Noi le chiediamo di domandare a Gesù che abbia misericordia di noi e ci venga a cercare sulla strada delle nostre fughe e impazienze. Con la sua mediazione possiamo vivere nel tempo con la speranza dell’eternità, con la certezza che il disegno di Dio sul mondo si compirà a suo tempo e noi potremo contemplare con gioia la gloria del Risorto, già presente, pur se velata, nel mistero della storia. Maria conosce, probabilmente per esperienza personale, come il buio del Sabato santo possa talora penetrare fino in fondo all’anima pur nella completa dedizione della volontà al disegno di Dio. Maria ci ottenga sempre questa consolazione che sostiene lo spirito senza che ne abbiamo coscienza, e ci darà, a suo tempo, di vedere i frutti del nostro “tener duro”, intercedendo per la nostra fecondità spirituale. Non ci si pente mai di aver continuato a voler bene! Maria, madre del dolore, è colei che non cessa di amare Dio nonostante la sua apparente assenza, e in Lui non si stanca di amare i suoi figli, custodendoli nel silenzio dell’attesa. Nel suo Sabato santo è l’icona della Chiesa dell’amore, sostenuta dalla fede più forte della morte e viva nella carità che supera ogni abbandono. Maria ci ottenga quella consolazione profonda che ci permette di amare anche nella notte della fede e della speranza e quando ci sembra di non vedere neppure più il volto del fratello! Maria ci insegna che l’apostolato, il servizio pastorale, l’impegno di educare alla fede, di generare un popolo di credenti, si paga “a caro prezzo”: così Gesù ci ha acquistati.
Preghiera a Maria (composta dal Card. Martini)
O dolcissima madre di Cristo e madre nostra,
rendici beati nella speranza, insegnaci la vigilanza del cuore,
donaci l’amore premuroso della sposa, la perseveranza dell’attesa,
la fortezza della croce.
Dilata il nostro spirito perché nella trepidazione dell’incontro definitivo
troviamo il coraggio di rinunciare ai nostri piccoli orizzonti
per anticipare, in noi e negli altri,
la tenera e intima familiarità di Dio.
Ottienici, Madre, la gioia di gridare con tutta la nostra vita:
Vieni, Signore Gesù, che sei risorto, e mostraci
finalmente e per sempre il tuo volto. Amen!
MARIA DONNA DEI NOSTRI GIORNI
(mons. Tonino Bello, vescovo)
Dal vangelo di Giovanni (Gv 2,1-11)
In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora. La madre dice ai servi: Fate quello che Egli vi dirà. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: Riempite d’acqua le giare; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: Ora attingete e portatene al maestro di tavola. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino a ora il vino buono. Così Gesù diede inizio ai suoi segni in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore.
RIFLESSIONE
Don Tonino Bello, non parlava quasi mai di Maria, ma quasi sempre a Maria.
Sentiva la Madonna come una presenza costante nella sua vita. Nel parlare di lei ha fatto uso delle sue doti: soavità, tenerezza, stupori di vibrante poeta; ma anche forza, passione, coraggio anticonformista. In un mondo come il nostro, piatto e contrassegnato dall’intemperanza del raziocinio sull’intuizione, del calcolo sulla creatività, del potere sulla tenerezza, del vigore dei muscoli sulla morbida persuasione dello sguardo, Maria è immagine della nuova umanità preservata dai miraggi delle false liberazioni.
Maria è innamorata della vita, è capace di attesa, è in grado di andare alla sostanza delle cose, è testimone di gratuità, di maternità, di comunione e di servizio. Amare Maria significa imitarla, sia pure modestamente, nella nostra vita quotidiana. Una bella meditazione da personalizzare è di imparare dalla Madonna come liberarci dall’ansia della metropoli; in altre parole dobbiamo diventare anche noi capaci di
attendere… “Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura allo spessore delle sue attese”. Se è così, bisogna concludere che Maria è la più santa delle creature perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno. Vergine in attesa all’inizio, Madre in attesa alla fine. E in mezzo cento altre attese struggenti: l’attesa di lui, per nove lunghissimi mesi; l’attesa del giorno, che avrebbe voluto rimandare sempre più avanti, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più; l’attesa dell’ultimo rantolo dell’unigenito inchiodato sul legno; l’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia. Se oggi non sappiamo più attendere, è perché siamo a corto di speranza. Soffriamo una crisi di desiderio. La nostra vita è assillata da tante ansie quotidiane: lo stipendio, la cassa integrazione, la pensione, i bilanci che chiudono di nuovo in rosso, le banche restie a concedere credito, i clienti che non pagano, la stanchezza da stress, l’incertezza del futuro, la solitudine interiore,
l’usura dei rapporti, l’instabilità degli affetti, l’educazione difficile dei figli, la sopportazione dei genitori anziani, l’incomunicabilità perfino coi nostri cari, la condanna al presente, senza profondità di memoria e di futuro…Come ne veniamo fuori? Non basta enunciare la speranza; occorre organizzarla. Dobbiamo invocare e imitare Maria come serva di Dio e serva del mondo, perché ci faccia diventare più servi di Dio e più seguaci del Vangelo! Dobbiamo coltivare la speranza soprattutto nei momenti difficili: quando la salute non c’è più; quando i debiti aumentano e le preoccupazioni dello spirito anche; quando i nostri figli bazzicano compagnie che non sono quelle che avremmo desiderato; quando all’interno dei nostri rapporti con gli amici, coi vicini di casa, coi colleghi di lavoro ci sono delle spine che ci rendono la vita difficile. Coltivare la speranza significa non darsi per vinto. Significa sapere che Dio è più forte di tutti i nostri problemi. Significa sapere che la morte non è l’ultimo capitolo della vita. Significa essere uomo o donna di preghiera, come è stata la Vergine Maria: «Non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi
redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluja pasquale».
Preghiera a Maria (composta da mons. Tonino Bello)
O Maria, sentinella del mattino,
ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci,
da portare al mondo, che si sente già vecchio.
Facci capire che non basta accogliere; bisogna attendere!
Accogliere talvolta è segno di rassegnazione.
Attendere è sempre segno di speranza!
Santa Maria, donna di frontiera, grazie per la tua collocazione accanto alla croce.
Quella croce ha riconciliato l’uomo con Dio nell’unica carne di Cristo.
Quella croce, issata fuori dell’abitato, sintetizza le periferie della storia
ed è il simbolo di tutte le marginalità della terra;
ma è anche luogo di frontiera, dove
il futuro d’introduce nel presente, allagandolo di speranza.
È di questa speranza che noi tutti abbiamo bisogno!
Santa Maria, mettiti al nostro fianco.
Oggi stiamo vivendo l’epoca della transizione.
È per questo che abbiamo bisogno di te:
per coltivare una logica di speranza,
perché la speranza abbia il sopravvento
(da: Maria, donna dei nostri giorni).
MARIA: DISCEPOLA DEL SUO SIGNORE
(santa Teresa di Avila)
Dal vangelo di Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all’angelo: Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l’angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l’angelo partì da lei. Parola del Signore.
RIFLESSIONE
Chiamata a riformare la Chiesa malconcia; l’unione con Dio raggiunta “solo attraverso la preghiera”; la semplicità, l’umanità e la “devozione filiale a Maria”: tutto ciò accomuna santa Teresa d’Avila e papa Francesco.
Tra i ricordi più importanti della sua fanciullezza Teresa cita la devozione che sua madre Beatrice le inculca e che attua con la recita del Santo Rosario; poi la sua orazione alla Vergine quando, a 13 anni, resta orfana: “Supplicai la Madonna a volermi fare da madre. In verità non vi fu cosa in cui mi sia raccomandata alla Vergine sovrana senza che ne venissi subito esaudita”. Anche nelle sofferenze ricorre alla Vergine e sempre la onora col Rosario. Nell’esperienza mistica
teresiana del mistero della Vergine c’è come una progressiva penetrazione dei momenti salienti della vita della Vergine, secondo la narrazione evangelica.
Contempla con stupore il mistero dell’Incarnazione e della presenza del Signore in noi a immagine della Vergine che porta dentro di sè il Salvatore: “Volle (il Signore) entrare nel ventre della sua Santissima Madre. Dato che è Signore, porta con sé la libertà, e poiché ci ama si fa a nostra misura”. Speciale è l’intuizione della Santa circa la partecipazione di Maria al mistero pasquale di suo Figlio, alla sofferenza
e alla gioia dei giorni di passione-resurrezione del Signore. Teresa ama contemplare la fortezza di Maria e la sua adesione al mistero di Cristo in croce (Cammino 26,8).
Nei Pensieri sull’Amore di Dio dice della Vergine: “Ai piedi della croce, non stava già addormentata, ma soffrendo nella sua santissima anima e morendo di dura morte”. Nella Pasqua del 1571, in una notte oscura dello spirito, Teresa esperimenta ancora la desolazione e la solitudine della Vergine ai piedi della Croce, e sente il Signore che le dice: “Appena risorto si era mostrato a nostra Signora, perché ne aveva gran bisogno… e stette con lei molto tempo – essendo ciò necessario per
consolarla”. Santa Teresa ha avuto una profonda esperienza mistica mariana, ha
goduto della presenza di Maria e questa le ha fatto rivivere i suoi misteri. Per questo è tesi della dottrina teresiana che i misteri dell’Umanità di Cristo e della Vergine Madre fanno parte dell’esperienza mistica dei perfetti. Inoltre ci ha lasciato alcune idee dottrinali sul mistero della Vergine Maria. Tra le virtù caratteristiche della Vergine la nostra Santa propone da imitare quella che le riassume tutte. Maria è la discepola del Signore, la prima cristiana, la seguace di Cristo fino ai piedi della Croce. È modello di adesione totale all’Umanità di Cristo e alla comunione con Lui nei suoi misteri: è modello di contemplazione centrata sulla Sacratissima Umanità.
Tra le virtù che sono anche quelle della vita religiosa carmelitana si possono citare: la povertà che rende Maria povera con Cristo e l’umiltà che trasse Dio dal cielo “nelle viscere della Vergine” e che è perciò una delle virtù principali da imitare; l’atteggiamento di umile contemplazione e stupore davanti alle meraviglie di Dio e di totale rinuncia alla propria volontà. La presenza di Maria è su tutto il nostro cammino spirituale. Ogni grazia e ogni momento cruciale della maturità nella vita cristiana e religiosa hanno relazione con la presenza attiva della Madre nel
cammino delle sue figlie. È la Vergine che intercede per i peccatori quando si raccomandano a Lei. È Maria l’esempio e il modello di tutte le virtù: la memoria dei suoi meriti e della sua bontà può servire di sollievo nell’ora della conversione definitiva. È la Sposa dei Cantici, modello delle anime perfette. È la Madre in cui tutte le virtù si riassumono nella comunione con Cristo e nel “molto patire”: Per questo la memoria di Cristo e della Vergine, nella celebrazione liturgica dei loro misteri, ci fortifica.
Preghiera
(composta da S. Teresa d’Avila)
La mia gioia sia nel pianto, nell’angoscia il mio sollievo;
la mia pace nel dolore, la mia calma, abbattimento.
Fra tempeste, l’amor mio, il mio gaudio fra gli strazi;
nella morte la mia vita, nel disprezzo il mio onore.
Povertà, la mia ricchezza, nella lotta il mio trionfo;
nella quiete il faticare e tristezza il mio gioire.
Sian le tenebre mia luce, mia grandezza ogni servizio;
nel cammin la scorciatoia e mia gloria sia la Croce.
AMEN!
VERGINE, MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO
(dal sommo poeta Dante)
Dal libro del profeta Isaìa (Is 9, 1-3.5-6)
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si spartisce la preda.
Poiché tu, come al tempo di Madian, hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle e il bastone dell’aguzzino.
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide
e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore. Parola di Dio.
RIFLESSIONE
Nessuno ha mai amato o amerà tanto Dio e il prossimo come Maria.
Santa Caterina prende alla lettera il modello che la Chiesa le propone nella Madre di Cristo e meravigliosamente riflette e rivive in lei quel mare di fuoco, d’amore, di pace. La santa senese aveva ben compreso la funzione materna di Maria nella Chiesa e nei confronti di tutta l’umanità già sul finire del 1300. Attraverso la vita e gli scritti, la Patrona d’Italia ci invita a sollevare l’anima verso il modello per eccellenza che è Gesù stesso, seguendo la Madre, immagine della sua azione materna nella Chiesa e attraverso la Chiesa. Caterina non ha scritto alcun trattato, nemmeno interno al Dialogo, che parli espressamente o solamente di Maria Santissima o del suo ruolo, ma Ella è sempre presente in tutti i suoi Scritti: è dentro ogni suo concetto, nelle Lettere, dentro tutte le sue orazioni. Scrive santa Caterina nel commentare la Passione di Gesù sulla Croce: “Oh Amore dolcissimo! Questo fu quel coltello che trapassò il Cuore e l’anima della divina Madre. Il Figliuolo era percosso nel Corpo e la Madre similmente, perché quella carne era di Lei. Ragionevole cosa era che, come cosa sua, Ella si dolesse, perché Egli, l’Amato Figliuolo aveva tratto da Lei quella carne immacolata“. Queste parole di santa Caterina, oltre alla bellezza formale, sono importantissime per screditare chi discute ancora contro il dogma dell’Immacolata. La santa, infatti, cresciuta e formata alla scuola di San Tommaso d’Aquino e domenicana fino le midolla, esprime già quello che era teologicamente assunto da tutta la Chiesa riguardo ad una concezione ampia sull’Immacolata stessa. Sì. Anche Maria fu straziata nel suo stesso corpo dalle ferite del Figlio. Santa Caterina vuole fermare la nostra attenzione su quelle ferite – la dottrina del sangue – quasi che queste, prima di giungere al Figlio, avessero trapassato Lei anche fisicamente. É l’oblazione della Vergine, che prodigiosamente è anche Madre: è la Sua offerta consapevole al Padre di quell’unico Figlio che prodigiosamente Le era stato dato e che ora le veniva tolto. Maria è l’Addolorata. La più alta espressione devozionale e teologica che santa Caterina riesce ad esprimere su Maria Santissima è nella Orazione XI, che non è solo una delle più belle preghiere che una donna abbia mai scritto alla “Benedetta fra tutte le donne”, ma è anche un concentrato di purissima mariologia nella quale è racchiuso il tesoro della Tradizione stessa della Chiesa. Scritta per la Festa dell’Annunciazione nel marzo 1379, ecco cosa dice: “Tu, o Maria, sei diventata un libro, nel quale, oggi, viene scritta la nostra regola. In te è oggi scritta la sapienza del Padre. In te si manifesta oggi la dignità, la fortezza e libertà dell’uomo” Si rivolge alla Tuttasanta chiamandola “Tempio della Trinità, portatrice di fuoco, porgitrice di misericordia, germinatrice del frutto, ricomperatrice del’umanità, donatrice di Pace, carro di fuoco… libro nel quale troviamo la nostra regola“. A noi basta sapere che questi termini sono patrimonio stesso della nostra Tradizione viva e che sempre hanno nutrito e sostenuto molti santi in tutto il percorso storico della Chiesa fino ai giorni nostri. Come un altro Terziario domenicano: san Luigi M. Grignon de Montfort, con i suoi Trattato della vera Devozione a Maria e il Segreto ammirabile del santo Rosario, oppure san Bernardo o sant’Alfonso M. de’ Liguori.
Preghiera a Maria (composta da Santa Caterina da Siena)
O Maria, tempio della Trinità;
Maria portatrice del fuoco, terra fruttifera.
Tu, Maria, sei quella pianta novella, dalla quale abbiamo ricevuto
il fiore odorifero del Verbo unigenito Figlio di Dio.
O Maria, carro di fuoco,
tu portasti il fuoco, nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità.
In te ancora si dimostra la fortezza e la libertà dell’uomo,
perché dopo che l’Angelo fu mandato a te
per annunciarti il mistero del consiglio divino
non discese nel ventre tuo il Figliolo di Dio
prima che tu acconsentissi con la tua volontà.
Egli aspettava alla porta della tua volontà che tu gli aprissi,
perché giammai vi sarebbe entrato, se tu non gli avessi aperto.
Bussava, o Maria, alla tua porta l’eterna divinità;
ma, se tu non avessi aperto, Dio non si sarebbe incarnato in te…
A te ricorro, Maria, a te offro la mia supplica
per la dolce sposa di Cristo
e per il suo Vicario in terra, affinché gli sia dato lume
per reggere con discernimento e prudenza
la Santa Madre Chiesa.
Amen!
Invocazione finale della novena
CANTO DI SAN BERNARDO (da: La Divina Commedia di Dante)
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fiso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute. AMEN